Analisi perfetta, devo dire che è interessantissimo leggerti. Quindi ti chiedo se sei un "addetto ai lavori".
Ciao.
Ciao a te e grazie davvero delle parole di apprezzamento, che ovviamente fanno sempre molto piacere. Per quel che può valere, anche il sottoscritto trova le vostre conversazioni alquanto feconde di spunti interessanti e, pertanto, terreno fertile per discutere di Calcio in maniera nient'affatto banale. E non lo dico come mera "
captatio benevolentiae", ma lo penso realmente, altrimenti non mi sarei mai iscritto e men che mai avrei partecipato al dibattito, essendo oltretutto un "esterno".
Detto ciò, rispondo alla tua domanda: purtroppo no, non sono un addetto ai lavori (ahimè). La mia professione riguarda tutt'altri campi (la contabilità), ben più noiosi. Sono però un appassionato fortemente allergico al Pensiero Unico che negli anni si è stratificato, perlomeno in Italia, all'interno del dibattito calcistico
mainstream. Sentire/leggere giornalisti come Sconcerti (vostro compagno di tifo, fra l'altro. Ma avrei potuto citare tanti altri esempi) che affermano che Guardiola abbia influenzato negativamente il nostro Calcio, in quanto «
ci ha costretto a pensare» (cit. testuale), sinceramente mi mette i brividi. Ma del resto, asserzioni come questa sono lo specchio più autentico di un pensiero comune alquanto conservatore, reazionario e sospettoso di tutti i progressi tecnici e tattici che arrivano dal resto d'Europa. Esattamente così come i discorsi da bar degli opinionisti Sky rappresentano al meglio l'assoluta idiosincrasia della stragrande maggioranza del pubblico calciofilo italico per le sfaccettature, le sfumature e, in generale, per le analisi dettagliate: il tifoso medio ha bisogno di soluzioni e risposte semplici, tutto il resto viene rapidamente bollato e messo al bando. E su questo molti commentatori sportivi italiani ci sguazzano, anche perché non hanno assolutamente voglia di reimpostare il proprio impianto comunicativo, in quanto questo li costringerebbe ad aggiornarsi, a documentarsi e a tenersi costantemente al passo con i cambiamenti che, volenti o nolenti, da mezzo decennio hanno ormai fatto breccia persino all'interno dei nostri, generalmente sempre molto impermeabili, confini nazionali e influenzato tutta una nuova generazione (sia di allenatori/addetti ai lavori, sia di pubblico).