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Post - Gabriel_Omar

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Arenaviola / Re:LA FIORENTINA DI ITALIANO
« il: Agosto 24, 2021, 02:17:07 pm »
Buongiorno a tutti. Nel presentarmi, premetto con massima sincerità di non essere un tifoso viola, bensì dalla profonda e radicata fede romanista. E con la medesima onestà vorrei aggiungere che non sono certo qui per gongolare della vittoria giallorossa di due giorni fa. Fatte le dovute premesse, da osservatore esterno, nonché ammiratore di Italiano (che a mio avviso rappresenta al meglio la nuova generazione di allenatori italiani preparati e aggiornati, che può portare una ventata d'aria fresca al sistema calcistico nostrano, sempre molto cristallizzato, conservatore e che guarda con sospetto ed immotivata superiorità morale alle innovazioni tattiche che prendono piede all'estero) ammetto di essere rimasto positivamente colpito dalla scelta della Fiorentina di qualche mese fa, di puntare su di lui. Specialmente perché tale decisione arrivava dopo l'addio immediato e improvviso a Gattuso: in queste situazioni, avere già pronta un'alternativa valida non è mai semplice, anche perché poi, alle parole, deve seguire una trattativa messa in piedi in breve tempo. Tuttavia, l'immobilismo di mercato gigliato di quest'estate (González e Nastasić sono due ottime prese, ma vanno a sopperire ad altrettante operazioni importanti in uscita, non rappresentano un plusvalore "quantitativo" rispetto alla scorsa stagione) si va ad inserire nel solco della recente tradizione della nuova proprietà fiorentina, ossia quella di credere che una singola figura, per quanto importante come quella dell'allenatore, possa plasmare un'intera rosa e far affiorare i propri princìpi di gioco a prescindere dall'organico e dalle sue eventuali falle, incoerenze ed ambiguità di fondo. Ed è un'idea fin troppo ingenua, nella sua impraticabilità, da far quasi credere che all'attuale dirigenza viola, oggi come oggi, non interessi tanto l'apertura di un nuovo progetto tecnico, quanto una sopravvivenza stentata, da demandare alla bravura di un singolo (seppur messo in condizioni ben poco idonee, per lavorare al meglio), piuttosto che alla costruzione di basi solide e di un'identità comune. E queste sono strade che, notoriamente (e direi quasi "tautologicamente"), non portano molto lontano.

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