Il lavoro di Italiano di quest'anno rimane lodevole sotto tantissimi punti di vista. Se però la Fiorentina vuole continuare a lottare per un piazzamento in Europa anche per la prossima stagione, è innegabile che abbia bisogno di innesti di qualità (e anche per la panchina, casomai dovesse disputare una Coppa europea, nel 2022/23) a centrocampo e, soprattutto, uno stravolgimento del reparto offensivo, dove oggi il solo González fornisce le garanzie adeguate per un tale livello competitivo (a meno che Piątek non torni ad essere la versione di sé stesso che, nel 2018/19, trasformava qualsiasi mezza palla vagante in area avversaria in un gol). Se, invece, l'obiettivo della Viola per il prossimo anno dovesse essere "semplicemente" quello di una crescita graduale, ma senza ansie di alta classifica, la dirigenza gigliata potrebbe tranquillamente decidere di effettuare pochi innesti mirati (fondamentali, comunque sia, i riscatti di Odriozola e Torreira, alias le due attuali fonti di gioco primarie, per la squadra di Italiano) e cercare di valorizzare il più possibile i propri giovani talenti con un potenziale ancora indecifrabile (tre nomi su tutti: Cabral, Ikoné e Maleh), sperando in un recupero indolore di Castrovilli e, magari, dulcis in fundo, nell'affermarsi di qualche giovane della propria Primavera, che negli ultimi anni non ha mai mancato di rifornire più che adeguatamente la prima squadra (da Bernardeschi a Chiesa, passando per lo stesso Castrovilli). Ovviamente, non esiste una strada giusta e una sbagliata, ma è bene che la strategia che alla fine prevarrà sia adeguatamente condivisa con l'allenatore e, soprattutto, che gli investimenti che si faranno la prossima estate siano coerenti con tale visione e vadano tutti nella medesima direzione.