Ora che sta per chiudersi il ciclo dei DV, mi corre la voglia di dire due parole su questi 18 anni di gestione.
Li avevo accolti con tante speranze, tanta attesa, ma dopo i primi tempi, conclusi, penso, con il bagno di Diego nella vasca degli spogliatoi dello stadio, mi rendevo conto, a poco a poco, che il loro interesse prioritario non era la squadra di calcio, il campo, ma quello che loro potevano ottenere UTILIZZANDO il veicolo calcio, con la sponsorizzazione "subliminale" di Firenze, in campo imprenditoriale, politico e d'immagine.
Forti della loro autoreferenzialità pensavano che fosse gioco facile, piegare tutto il mondo del calcio di allora, coi Moratti, i Berlusconi, gli Agnelli, alla loro visione di un sistema, forse, anche migliore, ma comunque asservito, non solo in parte, ai loro desideri.
Il resto è venuto di conseguenza:
- ingenui nel periodo di "calciopoli"
- propositivi per riparare agli errori commessi, nel periodo Prandelli
- altezzosi quando si rendono conto che la gente li segue meno e parteggia di più per l'allenatore
- distruttivi nel periodo Mihajlovic-Rossi
- illusori e pretenziosi nel periodo Montella, per volere, soprattutto, di uno dei fratelli
- diabolici e recidivi nell'ultimissimo periodo del duo Co-Co.
Di Diego si sapeva.
Il personaggio è questo: forte coi deboli, non sbaglia mai, almeno questo crede lui.
Di Corvino e Cognigni non aggiungo altro: li ho criticati spesso e volentieri. Li ho accusati spesso sulla passione e sulla competenza, ma quello che hanno combinato ormai è storia: hanno raccolto quello che hanno seminato, cioè, poco o niente.
Su questo "trio" si è retta tutta la baracca in questi ultimi 15 anni, con alterne fortune, ma con la consapevolezza che la "ragion di stato" veniva prima di tutto il resto, soprattutto del rispetto per i "clienti" che altro non erano (e sono stati poco considerati), tifosi.
Di AdV mi resta il dubbio che sia stato un personaggio incompiuto:
una via di mezzo tra il Don Abbondio del "il coraggio se uno non ce l'ha non se lo può dare" e l' Amleto dell'"essere o non essere, questo è il problema". Forse non ha avuto "le palle" per prendere la situazione in pugno. O forse si è limitato ad obbedire. E' un dubbio che mi resta e mi resterà per lungo tempo.
Quello che poteva essere ormai non sarà più. Rien ne va plus !