Perché, Gattuso al Milan ha avuto gli stessi giocatori a disposizione di Pioli in questa stagione?
No, a memoria mi par di ricordare che solo un paio di elementi (Calabria, Romagnoli, Kessié e Bakayoko) della rosa attuale del Milan facessero già parte dell'organico rossonero "ai tempi" in cui c'era Gattuso su quella panchina. Ma perché, che c'entra con i miei esempi di prima? Non ho mai scritto una cosa del genere.
Mi sembra che tu voglia per forza che ti venga data ragione (...).
Etrusco, ogni volta che io e te dialoghiamo serenamente, dopo due/tre messaggi di botta-e-risposta te ne esci con quest'affermazione. Non so più come ripeterlo, a me della ragione non interessa NULLA, mi piace semplicemente conversare di Calcio (finché il clima rimane pacifico e, soprattutto, educato), specialmente quando esce fuori qualche spunto interessante come quello che stiamo affrontando. Non è che ogni persona che non è (del tutto o in parte) d'accordo con le tue idee, allora sta per forza cercando di "avere ragione". Si chiama contraddittorio, è anche il bello di interloquire con qualcuno che ha un punto di vista diverso dal proprio.
(...) se il modulo chiede ai terzini di farsi tutto il campo, quello è, che poi con un mister il terzino si faccia tutta la fascia a diritto o con un altro poi si accentri, non sposta di una virgola il fatto che il modulo è lo stesso.
Secondo me, questa è una visione fin troppo semplicistica del Calcio attuale. Come ho scritto più volte, oggi l'importanza maggiore è rivestita dalle funzioni assegnate ai giocatori e dall'interpretazione tattica, NON dal modulo (inteso come concetto dogmatico e immutabile). Per riprendere la tua affermazione, un terzino (così come qualsiasi altro giocatore) potrebbe calarsi perfettamente nel ruolo in un determinato sistema di gioco, oppure esserne completamente un pesce fuor d'acqua. Per fare un esempio pratico, un Mário Rui è Il prototipo perfetto per il Calcio predicato da Sarri e da Spalletti, mentre già farebbe più fatica con Pioli e non vedrebbe mai il campo con Mourinho. E questo al di là del modulo adottato, ma proprio a causa dell'approccio differente che questi allenatori hanno nei confronti del ruolo dei terzini. Così come Foyth rappresenta l'esterno difensivo ideale per un Emery o un Marcelino (ma anche per lo stesso Spalletti), mentre un Guardiola, un De Zerbi, un Italiano o un Pioli non lo prenderebbero proprio in considerazione (perlomeno per quel ruolo), perché per loro significherebbe avere una squadra monca. Oppure potrei citare João Cancelo, inviso da Allegri per la sua poca dimestichezza a convivere all'interno di lunghe fasi di difesa posizionale nella propria metà campo, ma trasformato poi da Guardiola in un meraviglioso "falso terzino", vero grimaldello tattico della prima costruzione del Manchester City dell'ultimo biennio.
Però seguire uno stile di schema è comunque positivo. Cambiare schema ad ogni cambio di allenatore è deleterio, specialmente se la squadra già sviluppa una idea di gioco. Ovviamente andrai a prendere un allenatore con la stessa filosofia e non solo con lo stesso schema.
Ecco, su questo invece sono assolutamente d'accordo. Dare continuità ad un progetto tecnico, anche laddove si debba puntare su un nuovo allenatore, presenta enormi vantaggi, già solo per il semplice fatto che la rosa conosce bene ed ha interiorizzato un certo tipo di spartito, soprattutto se quel medesimo percorso ha già dimostrato di poter portare a risultati importanti. Non a caso, per il dopo Conte, l'Inter ha virato sull'allenatore che, come impostazione di base, presentava maggiori similitudini, ossia Inzaghi (pur con tutte le enormi differenze tra i due, sia chiaro). Viceversa, il Verona del post Jurić ha avuto una crisi di rigetto, quando le è stato imposto un allenatore completamente all'opposto come Di Francesco, mentre ha ricominciato a carburare con Tudor, che ha avuto il merito di seguire il solco già tracciato dal suo predecessore della precedente stagione. In genere, una società decide di stravolgere un progetto tecnico solo quando quest'ultimo fallisce miseramente, oppure perché, battendo quel percorso, si è già raggiunto l'apice massimo e oltre non si può più andare: in Italia, i principali esempi recenti di un tale stravolgimento sono quelli di Sarri alla Juventus, voluto perché nella società bianconera si era radicata l'idea che, con il Calcio iper-reattivo di Allegri, in Europa non fosse possibile ottenere traguardi importanti (idea anche legittima, ma non seguita fino in fondo, dato che l'attuale allenatore della Lazio non è stato supportato sul mercato dalla dirigenza juventina), e quello di Mourinho alla Roma, obiettivamente vincente (ma quello romano è un contesto troppo particolare, che va oltre il mero discorso tattico/di campo ed ha più a che vedere con l'aspetto ambientale ed emotivo).