Belotti e Immobile sono giocatori che anche solo dieci anni fa avrebbero fatto fatica a trovare un posto da titolari in A.
Dieci anni fa giocavano stabilmente titolari in Serie A i vari Caracciolo, Floccari, Floro Flores, Matri (che al termine della stagione 2010/11 arrivò perfino a quota venti gol in Campionato), etc. Oltre a un Di Vaio 35enne e a chissà quanti altri che al momento sto dimenticando. Fatico davvero molto a credere che Immobile (che ad oggi rimane il calciatore con la seconda media-gol più alta, dietro solo a Gunnar Nordahl,
della Storia della Serie A, se si prendono in considerazione i primi venti marcatori in assoluto del torneo. Quinto, se si conteggiano invece i primi cento) non avrebbe giocato nemmeno titolare.
Immobile è un Pippo Inzaghi 2, quindi goleador di rapina (...).
Le caratteristiche tecniche di Immobile e Inzaghi sono quasi agli antipodi. Uno dei pochissimi aspetti che potrebbe effettivamente accomunarli, è la mancanza di raffinatezza nel gioco di sponda spalle alla porta. Ma poi stop. Proprio categorie di giocatori diametralmente opposte, o poco ci manca.
Immobile, il Gallo (...), neppure prima questi "campioni" svettavano in goal a grappoli.
Ma dici in Nazionale? Immobile ha segnato un solo gol in meno di Toni, con la maglia azzurra. Ed ha ancora diversi anni di carriera davanti a sé, per superarlo (cosa che presumibilmente farà già entro la fine del 2021, infortuni permettendo). Belotti, dal canto suo, ne ha segnati quattro in meno dell'ex-centravanti, tra le altre, di Brescia, Palermo, Fiorentina, Bayern Monaco e Roma, ma con otto presenze in meno e diverse apparizioni da subentrato.
Nel club sono riusciti a fare diversi goal, ma quando il target degli avversari si alza non mi pare che Immobile sia più letale, anzi, è l'inverso.
Che un giocatore sia meno "letale" quando il livello si alza, è normale. Direi quasi scontato e tautologico. Detto ciò, Immobile la scorsa stagione ha segnato cinque gol in altrettante partite di Champions League, mettendo a ferro e fuoco la difesa del Borussia Dortmund all'esordio. Non mi pare lo
score di un giocatore che sparisce dai radar quando il livello si alza, sinceramente.
(...) purtroppo italiani capaci di segnare sono ormai pochissimi e nessuno sa dribblare l'avversario.
Non che il dribbling sia una delle specialità di Vlahović, del resto.
Si, ma tocca capire quanto dipende dalla punta e quanto dipende da un gioco che non si adatta alla punta.
Oh, finalmente si sta andando a toccare il nervo (scoperto) della questione. Molto semplicemente, Immobile fa parte di quella tipologia di giocatori che, per rendere al massimo, ha bisogno di molto campo davanti a sé da divorare (sia in progressione con la palla, che senza) e di spazio dietro la difesa da attaccare con costanza, per abbassare le linee arretrate avversarie. In breve, il suo habitat naturale è quello che lo vede come punto di riferimento offensivo di una squadra reattiva, o comunque che invita ben volentieri gli avversari al possesso e che, per ripartire, sa affidarsi a rapide transizioni attive. La Lazio di Simone Inzaghi, sotto questo punto di vista, rappresentava l'ambiente ideale, per Immobile. Discorso diverso per quanto riguarda la Nazionale italiana di Mancini, fortemente proattiva e che utilizza l'arma del possesso, per scardinare le difese avversarie: in questo contesto, è ovvio che un giocatore come Immobile faccia più fatica, specialmente considerando che la semi-totalità della fase di finalizzazione è demandata agli esterni offensivi, che per vocazione sono quasi tutti portati a rientrare dentro il campo (soprattutto quando giocano a piede invertito, come spesso succede a Berardi e Insigne) e cercare le combinazioni veloci con il gioco a parete della punta (aspetto su cui Immobile, come detto in precedenza, farà sempre fatica) per andare al tiro.
P. S. La vera "sfortuna" della carriera di Immobile con la Nazionale è rappresentata dal tempismo atroce della sua parentesi negativa a Dortmund e, soprattutto, a Siviglia: in quel biennio, Conte si era stanziato sulla panchina azzurra e il gioco che proponeva sarebbe stato perfetto per l'attuale centravanti della Lazio. Invece, complici le sue pessime esperienze estere, gli è stato preferito Pellé. In seguito, avrebbe potuto rilanciarsi con Ventura, uno dei suoi mentori (forse quello che più lo ha saputo valorizzare, insieme a Zeman, prima del suo arrivo alla Lazio), ma, in quella circostanza, ha perso terreno nei confronti di Belotti, reduce da una stagione (la 2016/17) per lui esaltante, perlomeno in termini realizzativi.