Non sono d’accordo che non sappia giocare in verticale anzi: al Verona, ed in parte lo si è visto anche quest’anno, una delle sue migliore caratteristiche è stata quella di prendere palla ed andare via in progressione eludendo il pressing avversario con finte di corpo sia da fermo che in velocità.
Sì, ma un conto è farlo fronte alla porta avversaria (e, dunque, in un ruolo di mediana di un centrocampo a due, o proprio come mezzala di uno a tre), mentre un altro è doverlo fare di spalle all'avversario che viene a pressare alto la prima costruzione. Anche Veretout, per dire, come "traghettatore" di palla da una metà campo all'altra è un motorino instancabile, però, da regista puro, ha combinato diversi disastri. Ecco, per capacità di resistere alla pressione dopo aver ricevuto il passaggio d'apertura con il corpo rivolto verso la propria porta, Amrabat non darà mai le garanzie di uno specialista del mestiere (gente come Arthur Melo, Lobotka, Maxime Lopez, oppure lo stesso Torreira, ma anche un Sérgio Oliveira, o i vari Anguissa e Kessié: insomma, giocatori che, pur con l'uomo addosso, non si fanno sradicare il pallone e, anzi, ricercano la pressione avversaria proprio per liberare spazio alle loro spalle), non fosse altro per il primo controllo difettoso.
D’accordo, ma lo stesso discorso vale, quantomeno in parte, per Torreira. L’uruguaiano è uno che gioca meglio a due tocchi, ma non ha nelle corde chissà quale gioco verticale (...).
I "due tocchi" di Torreira però non sono mai banali e servono quasi sempre per giocare a parete con il terzo uomo (spesso e volentieri, uno dei due difensori centrali), senza far perdere ritmo alla circolazione di palla, e trovare l'uomo libero alle spalle della pressione avversaria. Contro squadre che, invece, rinunciano al pressing, il gioco corto di Torreira è fondamentale per la ricerca costante della "diagonalità", un altro dei princìpi cardine del gioco di Italiano. L'uruguaiano, a differenza di Amrabat, ha la padronanza tecnica, il baricentro basso e anche la "tigna" per resistere all'avversario che prova a sradicargli il pallone di dosso, o quantomeno a impedirgli di girarsi per far progredire l'azione. E comunque, anche una volta che questa si sviluppa a ridosso della trequarti avversaria, l'importanza di Torreira si manifesta nei suoi inserimenti in area con i tempi giusti e nelle marcature preventive in caso di perdita del possesso, dove la sua capacità di accorciare e di difendere proattivamente (specialmente sul lato di González, il giocatore della Fiorentina che ha perso mediamente più palloni, nell'ultima stagione), ha permesso ai Viola non solo di recuperare la sfera in zone alte del campo, ma anche di evitare moltissimi contropiedi avversari, che avrebbero potuto rivelarsi letali, dato che Italiano vuole molti uomini sopra la linea della palla.